Melagrane
1933
olio su tavola, cm 42,5×38,5
firmato e datato in basso a sinistra: Franco Anastasi/1933
iscrizione a tergo sul telaio: Anastasi Francesco “L’ultimo nato”
cartiglio a tergo: Mostra del Sindacato Fascista Belle Arti, col titolo dell’opera, il prezzo di vendita (Lire 800) e l’indirizzo dell’artista
Napoli, Camera di Commercio
Inv. 1) C.C.I.A.A. Na n. 1002; 2) C.P.C.Na n.1568
St. 419
Franco Anastasi nacque nel 1887 a Palermo e da subito fu educato dal padre all’amore per l’arte. Questi, infatti, lo affidò al pittore siciliano Francesco Lojacono, per poi fargli proseguire gli studi all’Accademia di Belle Arti di Palermo, dove vinse una borsa governativa con il dipinto Abbandonata. Anastasi, nonostante seguisse uno stile vicino alla tradizione tardo-ottocentesca, si rifiutò di essere associato a una qualsiasi scuola pittorica. Egli, infatti, riteneva di avere uno stile personale che col passare degli anni andava a perfezionare; inoltre credeva che un’opera d’arte, per essere definita tale, dovesse suscitare meraviglia e gioia.
I soggetti da lui ritratti, perlopiù fiori, figure, frutta e paesaggi, per quanto semplici, contenevano sempre un significato simbolico, che li elevava a un livello più alto. Ad esempio, il dipinto Melagrane all’apparenza può sembrare un semplice piatto con della frutta, ma in realtà nasconde un significato più profondo, il rapporto tra la vita e la morte. Nella mitologia greco-latina, infatti, la melagrana rappresenta il frutto della vita. Si credeva che questo frutto fosse nato dal sangue versato da Dioniso al momento della sua morte e che per tale motivo avesse poteri divini; inoltre è il medesimo frutto che impedirà a Persefone di abbandonare definitivamente l’Ade. La giovane dea, infatti, dopo essere stata rapita, pur essendo stata avvisata che non avrebbe potuto fare ritorno a casa se avesse mangiato qualcosa nella landa infernale, cederà ai morsi della fame e assaggerà un quarto dell’invitante frutto rossastro, condannandosi così a stare lontana dalla madre Demetra per un’intera stagione, l’inverno.
Anastasi non va quindi inteso come un semplice pittore di soggetti naturalistici, ma come un artista simbolista, che attraverso i propri dipinti cercò di trasmettere allo spettatore le proprie emozioni, i propri pensieri e le proprie idee, e di fargli comprendere che, per quanto una cosa potesse essere piccola e all’apparenza insignificante, essa sarebbe in grado prima o poi di rivelare un grande potere, come un semplice frutto che riesce a ingannare e imprigionare una dea.
Come suggerisce il cartiglio a tergo, l’opera fu esposta in una delle mostre del Sindacato interprovinciale fascista. Purtroppo la lacuna dello stesso cartiglio non ci permette di conoscere la data della mostra, né il luogo. Si è certi però che non possa corrispondere al dipinto Melegrane, presentato alla VI Sindacale di Napoli del 1935, poiché tale opera, illustrata nel catalogo della mostra, consiste in una composizione più ampia con alcune figure.
Rosalba Sautariello