Verrà diffuso alla stampa nel corso della mattinata di lunedì 31 gennaio il comunicato nazionale con le evidenze del bollettino annuale 2021 e del volume “La domanda di professioni e di formazione delle imprese italiane nel 2021” del Sistema informativo Excelsior.
Nel 2021, 6 imprese su 10 dell’industria e dei servizi hanno programmato assunzioni (a fronte del 58,8% del 2019); 4,6 milioni le entrate previste (+0,5% rispetto a prima della pandemia); crescono in tutti i settori e sono sempre di più difficile reperimento le ricerche di personale specializzato, mentre diminuiscono le richieste per le professioni impiegatizie e la domanda di diplomati e qualificati; la difficoltà di reperimento è in aumento per quasi tutti i profili professionali. E’ lo scenario delineato dal Bollettino annuale 2021 del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, che mostra chiaramente come i driver principali delle trasformazioni in atto siano le competenze digitali (il 71% delle imprese ha investito in trasformazione digitale nel 2021) e la transizione verso un’economia più sostenibile (il 53% investe in competenze green).
Difficoltà di reperimento
La necessità di adattarsi rapidamente al mutato scenario della ripresa economica che ha caratterizzato il 2021 ha modificato la domanda delle imprese con un consistente aumento delle difficoltà nel reperire i profili professionali ricercati. Questa ha riguardato 1/3 delle entrate programmate (32,2%). Un incremento di quasi 6 punti percentuali rispetto al 2019 determinato dalla mancanza di candidati nel 16,2% dei casi (+3,6 punti percentuali), o dalla preparazione non adeguata (12,8% delle difficoltà, +1,7 punti percentuali).
Commercio e riparazioni di veicoli (50,4%), industrie dei prodotti in metallo (47,6%), industrie della fabbricazione di macchinari e attrezzature (46,6%), industrie del legno e mobile (45,7%) e servizi ICT (45,4%) sono i settori che incontrano maggiori difficoltà di reperimento del proprio personale. Sono però le costruzioni a evidenziare la più ampia crescita di figure difficili da reperire: 64mila in più rispetto al 2019.
Più della metà delle figure professionali con elevata difficoltà di reperimento (16 su 30) sono operai specializzati nell’ambito industriale (ad esempio, meccanici collaudatori, saldatori, falegnami, elettricisti nelle costruzioni civili, installatori di impianti di isolamento) e nell’ambito dei servizi (ad esempio, installatori e manutentori di apparecchiature informatiche, operai specializzati nell’installazione e riparazione di apparati di telecomunicazione): per tali profili il mismatch supera sempre il 50% delle richieste delle imprese e può arrivare a coprirne fino quasi ai tre quarti.
Titoli di studio
Sono 1,5 milioni i diplomati ricercati dalle imprese (32,5% del totale entrate) e 634mila i laureati (13,7%). I qualificati professionali contano 1,1 milioni di ingressi programmati (23,7%) e i diplomati ITS con quasi 70mila profili richiesti (1,5%). Arriva poi a coprire il 30% delle entrate programmate l’indicazione di professioni senza titolo di studio.
Sono introvabili i laureati in ingegneria elettronica e dell’informazione (con una difficoltà di reperimento del 57%), i laureati in scienze matematiche, fisiche e informatiche (55,8%) e quelli in chimica-farmaceutica (46,6%), i diplomati in meccanica, meccatronica ed energia (46%), i qualificati con indirizzo elettrico (52,8%), quindi le specializzazioni più aderenti alle transizioni cui la pandemia ha imposto un’accelerazione: come digitalizzazione&automazione, ricerca&tecnologie e riqualificazione e risparmio energetico.
Nel comunicato stampa e nella nota di sintesi verrà inoltre diffuso un focus sui settori di attività economica e sulle dinamiche di genere delle assunzioni.