L’aggiornamento del volume sulle previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2022-2026) presenta gli scenari più recenti sugli andamenti occupazionali per il prossimo quinquennio. In considerazione delle conseguenze economiche del conflitto tra Russia e Ucraina, nell’aggiornamento vengono proposte le stime secondo tre possibili scenari di andamento dell’economia.
Gli scenari economici di previsione
Lo scenario positivo (A) ha come riferimento le stime del PIL pubblicate dal Governo nel quadro programmatico del DEF di aprile 2022. Gli scenari intermedio (B) e negativo (C) sono costruiti rivedendo al ribasso le stime di crescita dello scenario A considerando i rischi – secondo le valutazioni contenute nello stesso DEF – di un peggioramento delle condizioni finanziarie e di un’interruzione degli afflussi di gas dalla Russia (con due scenari diversi per gravità) e, quindi, del rialzo dei prezzi di gas, petrolio ed elettricità. Per il quinquennio 2022-2026 la crescita stimata dello stock occupazionale per effetto dell’espansione economica dei settori privati e della Pubblica Amministrazione potrà variare tra circa 1,3 e 1,5 milioni di unità. La forbice tra la previsione dello scenario più favorevole e le stime degli altri due scenari rappresenta, dunque, il costo in termini occupazionali della guerra in Ucraina, ed è compreso tra 235mila e 256mila occupati nel quinquennio. Considerando gli oltre 2,8 milioni di occupati che dovranno essere sostituiti nel quinquennio per naturale turnover, si prevede un fabbisogno totale compreso tra 4,1 e 4,4 milioni di lavoratori tra il 2022 e il 2026. Il fabbisogno è, quindi, determinato per il 31%-35% dall’espansione economica, grazie allo stimolo delle risorse del PNRR, alla previsione di ripresa della produzione del settore privato e all’aumento di occupazione nella Pubblica Amministrazione. In ragione della situazione geo-politica incerta e del confronto con le più recenti previsioni economiche, l’analisi di approfondimento nel report è stata sviluppata sulla base delle previsioni dello scenario intermedio (B), che offrono stime sui fabbisogni occupazionali per filiera settoriale e ripartizione territoriale. Le filiere più dinamiche in termini di tasso di fabbisogno occupazionale sono quelle della salute, informatica e telecomunicazioni, finanza e consulenza e formazione e cultura.
Pubblica amministrazione e lavoro. Le assunzioni fino al 2026
Nella PA si prevede tra il 2022 e il 2026 un fabbisogno di 843mila dipendenti pubblici, che sarà determinato per oltre il 92% dalla necessità di sostituzione, stimata in 779mila unità nel quinquennio Si tratterà in prevalenza di figure ad elevata specializzazione; in particolare, il 68% del personale in ingresso nella PA dovrà avere un titolo universitario.
Le competenze richieste ai lavoratori
I processi di transizione verde e digitale continueranno ad esercitare un ruolo importante nel mercato del lavoro. Le competenze green saranno richieste sempre più diffusamente: nei prossimi 5 anni le imprese e il comparto pubblico richiederanno il possesso di attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale a 2,4 milioni di occupati e per il 60% di questi tale competenza sarà richiesta di livello elevato. Inoltre, sempre nel periodo 2022-2026, il fabbisogno di personale con competenze digitali di base sarà di quasi 2,2 milioni di occupati, mentre la domanda di figure in possesso di almeno due e-skill a livello elevato è stimata intorno alle 900mila unità.
Lauree, diplomi e qualifiche professionali. Quali titoli di studio per il futuro?
Nel 2022-2026 la domanda di imprese e PA riguarderà per due terzi diplomati e laureati (complessivamente 2,7 milioni); mentre a oltre 580mila lavoratori sarà richiesta almeno una qualifica professionale. Tra i principali indirizzi universitari richiesti nel 2022-2026 si conferma l’area economico-statistica, seguita dalle lauree medico-sanitarie, dagli indirizzi giuridico e politico-sociale (richiesti soprattutto dal comparto pubblico) e quelli di ingegneria. Nel prossimo quinquennio rischiano, però, di mancare oltre 50mila laureati, soprattutto campo medico-sanitario, nell’area economica-statistica e nei diversi ambiti delle STEM. Per l’istruzione e formazione professionale (IeFP) emerge un ampio mismatch, essendoci un’offerta formativa complessiva in grado di soddisfare meno del 70% della domanda potenziale, con situazioni più critiche negli ambiti della meccanica, dell’edilizia e della logistica.
Le possibili difficoltà di reperimento di lavoratori
Un inadeguato orientamento formativo rischia di peggiorare ulteriormente l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, che presenta già oggi delle forti criticità. Nel 2021 risultavano difficili da reperire nei settori privati il 47% dei medici, il 42% dei tecnici della salute (infermieri e fisioterapisti), il 38% delle professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali, figure che saranno ancora più richieste nel prossimo quinquennio anche per raggiungere gli obiettivi della missione “Salute” del PNRR, per cui rischia di aumentare il mismatch. Potrebbero intensificarsi anche le criticità nella ricerca delle professioni cruciali per l’innovazione tecnologica e l’implementazione del processo di transizione digitale, quali gli specialisti in scienze matematiche e informatiche, i tecnici ICT, gli ingegneri e i tecnici in campo ingegneristico, per cui si prevede un intenso fabbisogno nel 2022-2026 ma che registravano già nel 2021 difficoltà di reperimento elevate (intorno al 50%).